Cavour e la passione per la terra

L’agricoltura è per me una vera passione”,

scriveva Cavour nel 1845: a questa passione, che tanto contò nella vita privata e pubblica dello Statista, si è voluto dedicare un “omaggio”, un excursus espositivo per raccontare il Cavour imprenditore agricolo, alle prese con concimi, fertilizzanti e sperimentazioni, malattie delle piante, macchine agricole e incroci di razze animali, discorsi e proposte parlamentari su nuove forme di associazionismo agricolo e su innovativi sistemi di drenaggio delle acque.
Se l’interesse del Conte per la terra nacque da un’esigenza pratica, dal bisogno di amministrare in maniera razionale e remunerativa le tenute di famiglia, ciò non gli impedì di sviluppare ben presto una vera e propria passione, e di renderla un aspetto fondamentale della sua attività privata e pubblica, un impegno i cui risultati furono tutt’altro che secondari nella storia dell’agricoltura sabauda e italiana del tempo.
Dalla metà degli anni Trenta fino ai suoi ultimi giorni lettere, saggi, note, articoli, interventi, riflessioni, testimoniano l’impegno di Cavour ad esprimersi su temi agrari di diversa natura, ora in qualità di possidente e amministratore, ora di sperimentatore, ora di membro delle più prestigiose istituzioni agrarie del tempo italiane ed estere, ora come Ministro dell’Agricoltura e delle Finanze.
A quella che, nel proprietario terriero, era diventata una vera e propria “passione agraria”, si aggiungeva, nello statista, la consapevolezza del peso fondamentale rivestito, al tempo, dall’agricoltura nell’economia delle Nazioni e dunque nella loro crescita e sviluppo in senso moderno.

Nella vasta produzione storiografica relativa al Conte di Cavour, gli aspetti connessi alla storia politica (e dunque al ruolo centrale svolto dallo statista piemontese nel processo risorgimentale) sono frequentemente accostati ad altri temi, più legati alle attività economiche e imprenditoriali di Cavour. Particolare importanza (a partire dagli studi di un esperto di storia del Risorgimento come Rosario Romeo) è data alla multiforme attività di Cavour come imprenditore agricolo quale gestore della tenuta di Leri, ereditata dal padre nel 1835.
Membro dell’Associazione agraria piemontese, nel dicembre 1859 – significativamente alcuni mesi dopo la conclusione del dominio pontificio su Bologna – Cavour diviene anche socio corrispondente della Società agraria bolognese.
In questa sede si riprendono alcune recenti osservazioni svolte da Guido Pescosolido nell’ambito di una iniziativa promossa dal Ministero delle politiche agricole.
Come scrive Pescosolido, lo statista piemontese “non cessò mai di interessarsi della tenuta di Leri, neanche quando, divenuto Ministro e poi Presidente dei Consiglio, fu Giacinto Corio ad amministrare la tenuta”.

Particolare rilievo all’opera di Cavour in campo vitivinicolo ed enologico è dato da A. Marescalchi e G. Dalmasso in Storia della vite e del vino in Italia. III, Unione italiana vini-Tipografia S.A.M.E., Milano 1979.
In queste pagine si ripercorrono alcuni temi di storia dell’enologia ottocentesca e si evidenzia inoltre il rapporto di collaborazione intrattenuto dallo statista piemontese con il tecnico e scienziato francese Oudart.
Nel brano qui riprodotto si accenna anche alla fondazione della Associazione Agraria e all’importanza del congresso da essa organizzato ad Alba nel 1843. (pp. 585-589)

Nel brano seguente (pp. 683) si accenna nuovamente alla collaborazione dell’enologo francese Oudart con il Conte di Cavour mettendo in risalto l’iniziativa dello statista piemontese nel promuovere sperimentazioni vinicole nella propria tenuta di Grinzane, presso Alba.

Suggestiva immagine d’epoca del Castello di Grinzane
Qui Cavour ha modo di promuovere importanti iniziative di sperimentazione e miglioramento della produzione vinicola locale.

Interessato non solo agli aspetti teorici e imprenditoriali dell’agricoltura, ma anche a quelli di carattere pratico, Cavour si dedica all’ analisi e alla sperimentazione di alcune tecniche di fertilizzazione del terreno.
Una traccia di questa attività cavouriana si ritrova in diversi articoli di rivista e specificamente in un contributo pubblicato su “L’Italia agricola” nel dicembre 1948.

Anche la storiografia ricorda come l’attività di Cavour in campo agricolo si sia più volte caratterizzata per l’utilizzo e la sperimentazione di macchinari agricoli moderni.
Come è ricordato anche nelle pagine della “Gazzetta della Associazione Agraria“, il trebbiatoio da riso utilizzato dalla famiglia Cavour nella tenuta di Leri venne anche esposto in una mostra, a Torino, nelle sale del Valentino.

 

 

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